La FCTI esprime disappunto e delusione in merito alla decisione presa dal CdS di stabilire una moratoria per la caccia alla pernice bianca a partire dalla prossima stagione venatoria.
È innegabile che la caccia bassa, che in Ticino vanta una lunga tradizione, negli ultimi decenni è stata confrontata con un serie di limitazioni che sono stato oggetto di critiche da parte dei numerosi appassionati. Nel caso concreto, oltre a dover ingoiare un altro rospo, ad essere inaccettabili sono soprattutto le la modalità e le tempistiche con cui questa decisione è stata presa dal Consigliere di Stato Claudio Zali. Infatti, essa è caduta come un fulmine a ciel sereno senza che nessuna delle parti normalmente implicate nel processo decisionale fosse stata coinvolta, né quella dei cacciatori rappresentati dalla FCTI, ma nemmeno quella dei suoi stretti collaboratori all'interno dell’UCP. Una decisione del genere avrebbe sicuramente meritato, perlomeno, partendo dall'analisi della situazione attuale e dell’evoluzione della specie, una discussione all'interno dell’apposita commissione, come da prassi ormai consolidata da tempo. Invece, senza nemmeno darci la possibilità di esprimerci, siamo stati confrontati con una decisione calata dall'alto che abbiamo tentato invano di almeno rinviare per consentirci di poterne discutere al nostro interno. Da parte nostra abbiamo ribadito di essere pronti al dialogo anche su temi sensibili come la caccia bassa, dimostrando più volte senso di disponibilità che ci hanno portato anche ad accettare restrizioni al diritto di cacciare. Per questo riteniamo strumentale e del tutto fuori luogo il richiamo fatto nel comunicato stampa del CdS relativo al Codice etico recentemente adottato dalla FCTI per tentare di giustificare un simile modo di procedere.
Non ci rimane quindi che prendere atto con rammarico di questa decisione, adottata unilateralmente e in disprezzo della procedura di definizione delle modalità di gestione venatoria, che all'Art. 37.2 della legge cantonale sulla caccia prevede che le associazioni riconosciute collaborano nella gestione del patrimonio faunistico e della caccia, coordinando le loro attività con il Dipartimento competente. E ciò rischia inevitabilmente di rimettere in discussione il difficile equilibrio instauratosi, dopo un lungo lavoro, a favore di una proficua collaborazione tra il mondo venatorio e l’autorità che ne gestisce le regole. Un vero peccato!.
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