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Pernice bianca: una moratoria che suscita molte perplessità



La moratoria? Una forzatura che mina il rapporto ricucito con il Territorio


Intervista a Fabio Regazzi presidente della Federazione cacciatori ticinesi.

Era tornato il sereno tra la Federazione cacciatori ticinesi (FCTI) e il consigliere di Stato Claudio Zali. Ricorderete, nel maggio del 2014, la porta sbattuta dal direttore del Territorio durante l’assemblea dei cacciatori. Poi, appunto, il clima tra le parti era tornato collaborativo.

Almeno fino a mercoledì, quando il Consiglio di Stato ha stabilito il regime venatorio per la stagione 2019, nel quale la modifica più rilevante riguarda l’introduzione di una moratoria per la caccia alla pernice bianca. Una specie, precisa il Dipartimento del territorio, «che «mal sopporta l’aumento delle temperature medie causato dal cambiamento climatico in atto». E vista la «conseguente ulteriore diminuzione del numero di esemplari presenti in Ticino», è stata quindi presa la decisione di introdurre la moratoria sulla caccia alla pernice bianca. Una decisione che non è piaciuta affatto al presidente della FCTI Fabio Regazzi che la descrive come una «forzatura che rimette in discussione i rapporti che siamo riusciti a ricostruire negli ultimi anni».


L’introduzione della moratoria sulla caccia alla pernice bianca vi sorprende?

«Certo. Sono deluso e anche arrabbiato. Non tanto per la decisione in sé, ma soprattutto per il metodo utilizzato. Noi siamo sempre disponibili a confrontarci su tutti i temi, anche quelli che vanno a limitare la nostra attività. Abbiamo già dimostrato in passato che siamo una categoria responsabile, accettando in alcuni casi anche delle limitazioni, perché quando riconosciamo che c’è un problema siamo pronti a sederci attorno al tavolo e a definire delle soluzioni che nel limite del possibile siano concordate. Spesso questa modalità ha funzionato. Quest’anno, invece, siamo stati confrontati con questa comunicazione fatta senza preavviso dal direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali in occasione della seduta della commissione consultiva, senza peraltro nemmeno aver informato il capo dell’Ufficio della caccia e della pesca».


Cosa intendete fare in quanto Federazione?

«Io ovviamente mi sono subito opposto alla decisione. Sono però rimasto aperto riguardo a una discussione sul tema. Noi possiamo capire che la questione della pernice bianca, assieme ad altre, abbia qualche criticità. Ma, come detto, è un problema di modalità e di tempistiche con cui la decisione è stata presa e ci è stata comunicata. È stato violato il nostro diritto di essere sentiti, su un ambito che oltre tutto va a toccare la caccia bassa, che da noi ha ancora un importante seguito. E poi non è stata data nessuna base scientifica che dimostri la fondatezza di questa scelta: ad esempio i dati che ho a disposizione non mostrano un calo della presenza di questa specie in Svizzera o in Ticino negli ultimi 10 anni. In quanto presidente della Federazione cacciatori ticinesi ho quindi scritto al consigliere di Stato per ribadire la nostra disponibilità al dialogo e chiedere una sospensione della moratoria, ma senza ottenere una risposta».


È mancato il dialogo?

«Sì. La decisione è stata presa in maniera unilaterale, rompendo la prassi di collaborazione che si era creata negli ultimi anni. Io stesso ho ancora recentemente lodato il confronto e la collaborazione tra le parti che, anche se non sempre, ha portato a soluzioni condivise. Se poi questo non è possibile, il direttore del Dipartimento può certamente prendere la decisione che ritiene più opportuna. Ma questa è stata una forzatura che faccio davvero fatica a capire e che purtroppo rimette in discussione i rapporti che siamo riusciti a ricostruire dopo lo strappo del 2014. È davvero un peccato».


Ha già avuto reazioni dalla base?

«Certo. Molti cacciatori mi hanno scritto, altri telefonato per esprimente la loro delusione per una decisione caduta come un fulmine a ciel sereno. Capisco la loro frustrazione ma come FCTI, sebbene siamo intervenuti subito per almeno rinviare questa decisione, non abbiamo il potere di decidere sul regolamento venatorio. Sono davvero dispiaciuto e anche contrariato ma in questo caso noi siamo stati tagliati fuori per cui le critiche e le lamentele vanno semmai rivolte a chi ha fatto questa scelta». P.G.

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