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Echi da un simposio sulle reintroduzioni tenutosi a Lyon il 10/11.2.2012



Avendo partecipato al simposio sulle reintroduzioni tenutosi a Lyon il 10-11.2 organizzato dalla LPO (Ligue Protection des Oiseaux) e dal CORA-faune sauvage (Centre Ornithologique Rhône-Alpes), aperto a tutti gli interessati, il giovane ing. ambientale Vasco Ryf, autore di un corposo studio sul fagiano di monte in valle Bavona, e iscritto agli esami di caccia nel nostro Cantone, ci ha chiesto se fossimo interessati a proporre qualche spunto di riflessione su questa controversa tematica. Pubblichiamo volontieri i suoi appunti e lo ringraziamo.

Se si desidera reintrodurre/rinforzare gli effettivi d’una popolazione d’un determinato territorio, in modo duraturo ed eticamente accettabile, è doveroso seguire questo protocollo d’intervento:


Conoscere perfettamente l’ecologia della specie in questione → Capire qual è la causa della sua estinzione/declino → Valutare le possibilità di un ritorno/aumento naturaliValutare l’efficacia di un’eventuale reintroduzione/rafforzamento sul lungo termineConcertazione fra tutti gli attori interessati (politici, ecologi, cacciatori, forestali, contadini ecc.) considerando la mobilità della specie (es. se può varcare le frontiere nazionali, è necessaria una concertazione internazionale)Informare la popolazione, ricercare fondi ed il consenso a tutti i livelliGarantire un’etica biologica: rispetto genetico della sp. estinta/in regressione, il rispetto della popolazione fonte, mantenere il più possibile la selvaticità degli individui da reintrodurre/rafforzareSeguire, valutare ed informare continuamente sull’andamento del progetto ad ogni livello (dal mondo scientifico, alla popolazione)

Riflettendo su questi punti, si capisce perché in Svizzera vi sono alcuni esempi coronati dal successo (es. gipeto, testuggine europea) e tanti invece più discussi (starna, fagiano colchico, lince, trota canadese/iridea, lupo ecc.).

Riassumo ora qualche progetto europeo attuato, cercando di esser il più oggettivo possibile.

L’orso bruno nel Trentino (www.orso.provincia.tn.it)

3-4 individui son riusciti a mantenersi fino al 1999, data della reintroduzione dei primi orsi  provenienti dalla vicina Slovenia  (progetto “Life Ursus” ). Dal 2009 degli scambi genetici avvengono naturalmente fra le 2 popolazioni ed il loro numero è oggi prossimo ai 35 individui (10 reintrodotti). Per garantire la sua accettazione, un personale formato e dei cani sono stati addestrati ad hoc. Il costo economico maggiore è dato dalla prevenzione (recinti e cassonetti). L’accettazione della popolazione è molto variabile, a seconda degli eventi, ad es. un atto di bracconaggio l’incrementa, mentre un attacco ad un gregge la fa diminuire.

I grandi rapaci diurni in Francia (http://rapaces.lpo.fr/

L’avvoltoio monaco, il grillaio, il grifone e sono stati rilasciati dal 1981, ed ora tutti e 3 si riproducono e mantengono spontaneamente. Un efficace sistema di raccolta-posizionamento strategico delle carcasse fa sì che gli allevatori siano più contenti che di vederle bruciate o trasformate in farine. Una conseguenza interessante di queste reintroduzioni è l’arrivo spontaneo del capovaccaro, che si nutre delle piccole ossa lasciate dagli avvoltoi.

Bisonte europeo a Sainte-Eulalie, La Margeride, Massif central (http://www.bisoneurope.com)

Estinto nel 1919 nella mitica foresta di Bialowieza (PL), subito dopo degli scienziati hanno voluto recuperare degli individui sopravvissuti negli zoo e cercare di reinselvatichirli  ripopolando la zona. Nel 1991 e nel 1992 una decina di bisonti sono stati rilasciati in semi-libertà in questa zona della Francia, dov’era storicamente presente e che offre tutt’ora vaste superfici del suo biotopo d’origine: vaste foreste dai climi rigidi poco antropizzate. Gli individui arrivano dall’ Ungheria, dove esiste un centro per migliorare la sua struttura genetica. L’ecoturismo è ben sviluppato.

I megaerbivori: cavallo di Przewalski, Konig Polski e bisonte europeo nei Carpazi, sul delta del Danubio ed in Croazia (www.rewildingeurope.com)

Prima di attuar questi incredibili progetti sono stati necessari 30 anni di concertazione, e gli spunti son stati presi dai seguenti esempi: Oostvaardersplassen/NL, Alladale/UK, Foresta Bavarese/D, Chernobyl/UA e Ticha Valley/SK. Dal 2009 sono iniziate le prime reintroduzioni proveniente dai centri di riproduzione specializzati o dalle popolazioni della Polonia; la superficie minima d’accoglienza dev’esser di almeno 100 ha. Grazie all’ottima complementarietà alimentare fra i bovini e gli equini, l’obiettivo di mantenere aperti vasti spazi in fase di riforestamento a basso costo (servono solo delle recinzioni), è per ora perfettamente raggiunto. La loro proliferazione permetterà di attirare numerosi ecoturisti attratti soprattutto dalla loro etologia, difficilmente osservabile altrove. Altre zone idonee ad ospitare questi “animaletti” cercasi !

L’orso bruno in Francia (parc-du-vercors.fr e http://paysdelours.com)

Oggigiorno gli ultimi orsi originari del ceppo pirenaico sono 2 maschi (!), l’ultima è stata uccisa nel 2004. Nei Pirenei vivono altri 18 orsi frutto di rilasci (provenienza slovena). Gli ultimi orsi autoctoni francesi sopravvissuti furono quelli del “Vercors” nel 1940.

Dopo un’ approfondita analisi (studi/viaggi culturali/riunioni pubbliche, ecc.), nel 1992 fu preparato un piano orso con l’appoggio principale garantito dal Parco Regionale del Vercors. Ma con la sconfitta legislativa nel 1994 dell’ex presidente del Parco, il tutto è stato bloccato.

Altri progetti sono in corso d’attualizzazione (es. gallo cedrone in FR, l’aquila di Bonelli in FR/SP e la lince iberica in SP).

Analizzando i vari progetti, gli esperti sono concordi che quando una pop. declina, l’ideale è innanzitutto evitarne la scomparsa preservando/migliorando/connettendo l’habitat. Questa riflessione è comprovata anche dall’aspetto economico, una reintroduzione/rafforzamento comportano infatti costi e dispendi d’energia colossali. Non dimentichiamo che più un ambiente è ricco di biodiversità, più è ecologicamente stabile e più è utile all’uomo. Gli ambienti alle nostre latitudini che necessitano una particolare attenzione, vista la loro rarefazione e la ricchezza n° specie/superficie, sono gli ambienti umidi e le zone aperte sui fondovalli. Concludo con una constatazione di Cambell & Reece (2002) :

“le estinzioni sono sempre esistite, ma l’uomo ha esacerbato il fenomeno di 500-1000 volte”.

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