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Effettivi di camosci in calo su tutto l’arco alpino



La popolazione di camosci in Svizzera è in calo da una decina d’anni, passando da 97.000 nel 2005 a un po’ meno di 92.000 nel 2012 così come le catture, scese da 17'000 nel 1999 a 13250 nel 2012. Questa diminuzione, i cui motivi non sono ancora stati chiariti, interessa tutto l’arco alpino. Cantoni e Confederazione, tra cui il Ticino, si riuniranno nei prossimi mesi per esaminare la situazione. «Durante una discussione nel novembre scorso con i Cantoni, abbiamo constatato che i camosci non godono di buona salute in questo momento», ha indicato all’ATS Reinhard Schnidrig, capo della Sezione della caccia presso l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), riferendosi a un articolo pubblicato questa settimana dal quotidiano altovallesano «Walliser Bote».

Quest’anno Berna e i responsabili cantonali della gestione venatoria delle regioni interessate dedicheranno un incontro a questo selvatico simbolo delle Alpi. Il camoscio vive principalmente nei Cantoni Ticino (10.500, secondo le stime del 2012), Berna (13.400), Vallese (22.000), Grigioni (24.000) San Gallo, ecc., ma è presente anche nel massiccio del Giura. Le cause per spiegare la diminuzione dei camosci sono molteplici e fra queste vi sono malattie come la cheratocongiuntivite, ma pure altri fattori, che possono differire da regione a regione, e talvolta si sovrappongono. In diverse bandite di caccia, dove il camoscio trovava protezione e condizioni ideali, l’aumento di cervi e stambecchi ha creato concorrenza spaziale e alimentare, mettendo sotto pressione i camosci. Forse anche l’accresciuta pressione venatoria ha avuto delle conseguenze negative sulla specie, così come tutti gli altri disturbi dovuti all’aumento delle attività turistiche, specie nella stagione invernale. I duri inverni degli scorsi anni hanno pure chiesto un forte tributo, specialmente nei giovani, il cui tasso di mortalità può raggiungere il 50%. Sul ruolo dei grandi predatori Schnidrig tende a relativizzare, ma, almeno a livello locale, la presenza di linci ha già creato dei vuoti (come recentemente riferito da un funzionario dell’UCP in merito alla diminuzione dei camosci in Valle Maggia). Per Reinhard Schnidrig occorrerà forse rivedere la gestione dei camosci. Vedremo cosa ci riserverà il futuro e vi terremo aggiornati.

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