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Il fagiano di monte in Ticino



Lo scorso 6 maggio il Dr. Niklaus Zbinden ha tenuto un’interessante conferenza su questa specie presso il Centro Uomo Natura di Acquacalda, con particolare attenzione alla sua situazione in Ticino e alle sue abitudini.

Il fagiano di monte appartiene alla famiglia dei Tetraonidi, come il gallo cedrone e il francolino di monte, che abitano nel bosco, si muove al limite superiore della foresta, mentre che la pernice bianca rimane al di sopra di questo limite.  Tipico di queste specie sono le parate dei maschi per impressionare le femmine. In merito alla distribuzione e all’evoluzione degli effettivi, la specie ha una vasta distribuzione dalla Scozia alla Russia orientale. In Svizzera è presente su tutto l'arco alpino e non vi è nessuna differenza nella sua diffusione tra gli anni settanta e adesso. Gli effettivi sono stabili in Svizzera. Dal 1980 il Dr. Zbinden è attivo nel monitoraggio in Ticino con il censimento primaverile dei maschi in parata.

In questo periodo ha costatato una leggera tendenza alla diminuzione, ma negli ultimi due anni gli effettivi avvistati erano elevati. La grandezza dei gruppi di parata è molto variabile e la metà di essi è composta da un singolo maschio. Nella lista rossa la specie è considerata potenzialmente minacciata. L’habitat ideale è composto da un terzo alberi, un terzo arbusti nani e un terzo erba da pascolo. Si trova meglio nelle zone caricate con alpeggi, ma prospera anche in zone non sfruttate. In altri Paesi, come in Scandinavia o in Siberia, il gallo forcello vive anche a basse quote su terreni con torbiere. In Ticino la sua distribuzione coincide con quella degli arbusti nani, in particolare del mirtillo. Il fagiano di monte è sedentario e sviluppa alcune strategie per superare l'inverno: un piumaggio molto isolante, con piumino, le zampe a racchetta con scaglie laterali per non affondare nella neve. Inoltre scava delle buche nella neve per rintanarsi e diminuire la perdita di calore (dall'esterno all'interno dell'igloo vi sono circa 30° di differenza). Riguardo all’alimentazione, esso possiede un tratto intestinale specializzato per digerire un nutrimento molto fibroso e legnoso, con uno stomaco muscolare forte e contenente dei sassolini (gastroliti), un intestino cieco lungo e doppio. D'inverno mangia rametti di larice con corteccia ricca di zuccheri. Il contenuto dell'ingluvie può pesare fino a 120 g ed è composto da foglie di rododendro, gemme, gattini di ontano, ecc. Molto di questo materiale non è digeribile, per cui la quantità di feci è enorme. La riproduzione è il motore della popolazione. La femmina è molto mimetica, ciò che è vantaggioso per la cova, che dura quattro settimane. Essa lascia il nido solo due volte al giorno per mangiare e liberarsi dalle feci. Essa depone 5-9 uova e dopo 26 giorni nascono i pulcini quasi tutti contemporaneamente. I pulcini mangiano subito da soli. Da piccoli devono essere riscaldati dalla chioccia e soffrono le basse temperature perché non sono capaci di mantenere una temperatura corporea costante. Con il bel tempo i piccoli passano il 71% della giornata a cercare nutrimento, in caso di cattivo tempo solo il 16% e non riescono a crescere. Essi mangiano insetti e dopo un mese anche materiale vegetale. In condizioni ideali crescono molto rapidamente, anche per sfuggire ai predatori. Dopo tre mesi le loro ali sono completamente formate. In Ticino si fanno anche i censimenti delle covate alla seconda settimana di agosto, con l'aiuto di cacciatori con cani da ferma. L'evoluzione del tasso riproduttivo in questi trentacinque anni è purtroppo in leggera diminuzione: in media il 65% delle femmine ha i piccoli e in media tre per covata. Decisivo è il momento della schiusa. Se le femmine hanno a disposizione nutrimento con elevato contenuto di proteine, le uova sono di qualità e i pulcini saranno forti. Se i pulcini nascono presto (ma non troppo presto!) anche i giovani maschi in autunno raggiungono un buon sviluppo e minor mortalità. Le minacce sono causate dal deterioramento dell'habitat a seguito dell'aumento del bosco e della perdita di biodiversità. I boschi esistenti diventano più fitti, fanno più ombra e la vegetazione sottostante rimane soffocata. Gli alpigiani un tempo lavoravano attivamente per mantenere il pascolo; oggigiorno il numero di alpi caricati in Ticino è notevolmente diminuito, salvo in Leventina e Blenio. Molto dipende anche del futuro dell'agricoltura di montagna, eventualmente anche con vacche nutrici. Un'alternativa sono gli interventi con tarup che però sono costosi (Zbinzen è un po' scettico se poi il lavoro non continua con la pascolazione). Altri disturbi alla specie sono causati dagli impianti di risalita che causano una certa mortalità contro i cavi e dalla pratica dello sci fuori pista. I fagiani sprecano energia per volare e scappare dai disturbi. Da qui, l’importanza delle zone di quiete. Un’altra minaccia è dovuta al riscaldamento climatico degli ultimi decenni. I predatori terrestri, tra i quali le volpi, in continuo aumento, l’astore, il gufo reale e l’aquila reale, i corvi imperiali e i gracchi che predano le uova, rappresentano un'ulteriore minaccia. La caccia al fagiano di monte è permessa in alcuni cantoni fra i quali il Ticino. Si caccia con il cane da ferma e grazie alla legge federale sulla caccia la specie gode di periodi di protezione molto ampi. Il Dr. Zbinden consiglia la massima cautela per la caccia, che ritiene di accettare soltanto se non vi è un’evoluzione negativa della popolazione, anche se la caccia non ne è la causa. Per accettare la caccia occorre monitorare costantemente diversi fattori. Da un grafico risalente alle catture dagli anni sessanta risulta che allora se ne prendevano troppi. Negli anni ottanta vi è stata una grossa diminuzione delle catture dovuta ad alcuni anni con temperature molto basse in luglio e conseguenti insuccessi riproduttivi. Negli ultimi anni è migliorato il rapporto sessi nella popolazione e questo è un aspetto positivo, grazie anche alle restrizioni delle prescrizioni venatorie. MV.

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