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Requiem per il Parc Adula



Nulla da fare per il primo dei due progetti di Parco Nazionale che interessavano il Cantone Ticino. Il verdetto popolare ha spazzato via un progetto forse troppo grande e ambizioso, che ha comportato sedici anni di lavoro, lunghe discussioni, delicate trattative fra le parti e un dispendio finanziario non indifferente. Le due regioni della Surselva e di Blenio, dove peraltro si concentrava la zona nucleo, ingabbiata da tutta una serie di vincoli e divieti, hanno sentenziato un chiaro rifiuto. Il Moesano e la regione del Rheinwald con la loro accettazione lasciano invece aperta la via a un possibile progetto futuro, meno ambizioso, ma anche meno vincolante, per la realizzazione di un Parco regionale.

Dopo un prudente ottimismo al termine della preparazione della Charta, la doccia fredda arrivata la scorsa primavera con la reazione dell’Ufficio federale dell’Ambiente, aveva letteralmente smorzato gli entusiasmi. Di fronte a una Legge che nelle zone centrali dei Parchi Nazionali vuole una natura libera di svilupparsi e che il pubblico vi possa accedere solo in maniera limitata, e a un’Ordinanza che stabilisce tutta una serie di divieti imposti alle zone centrali dei Parchi Nazionali, è comprensibile che nella popolazione locale siano sorti dubbi riguardo a quello che è stato percepito come una sorta di esproprio del proprio territorio. Nel dicembre 2013 il presidente FCTI e Consigliere Nazionale Fabio Regazzi aveva inoltrato una Mozione al Consiglio Federale, incaricandolo di presentare una proposta di modifica della legislazione sui Parchi Nazionali che prevedesse un allentamento dei criteri e dei divieti previsti per le zone centrali degli stessi. Nella sua motivazione, egli scriveva che tali restrizioni, oltre a essere eccessive e in buona parte ingiustificate, sono un ostacolo alla concretizzazione di progetti di Parchi Nazionali. La conferma è puntualmente arrivata con la votazione sul Parc Adula. In merito a questo progetto, ormai accantonato, bisogna riconoscere che buona parte dei possibili conflitti con i cacciatori e con le esigenze di una corretta gestione venatoria erano stati risolti attraverso la mediazione della FCTI e della Società Cacciatori Bleniesi, facendo coincidere gran parte della zona nucleo in territorio ticinese con l’attuale bandita federale della Greina. Sin dall’inizio dei due progetti di Parco che coinvolgevano il territorio cantonale, la FCTI si è sempre schierata per dei Parchi a misura d’uomo, che non prevedano vincoli assoluti nella gestione sostenibile della fauna selvatica, in particolare delle specie problematiche come cervi e cinghiali, appoggiando quindi l’opzione di Parco Regionale. I promotori del Progetto di Parco nazionale del Locarnese faranno in ogni caso bene a tenere conto delle indicazioni scaturite da questo voto, in particolare per quanto attiene alle previste restrizioni nelle zone centrali.

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