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Sulla gestione del capriolo



Lo scorso 20 settembre si è tenuta una serata informativa sul capriolo nel Canton Lucerna. Relatore il Dr. Dominik Thiel, biologo della fauna selvatica, capo dell’UCP del Canton San Gallo ed esperto cacciatore, che ha intrattenuto un buon numero di cacciatori su alcuni aspetti legati alla gestione del capriolo dall’alto delle sue conoscenze e della sua esperienza. Durante la serata è pure stato sgomberato il campo da certe opinioni, pregiudizi e tradizioni venatorie, ormai superati, ma duri a morire.

Si possono censire i caprioli? Chiaramente no, ha risposto il relatore; i capi presenti possono facilmente superare il doppio di quelli contati, come diversi studi in merito lo attestano. Anche l’età non può essere determinata; soltanto i capi dell’anno e quelli nel secondo anno di vita possono essere definiti, mentre che tutto il resto è pura speculazione. Pure la caccia selettiva ai maschi, con l’idea di lasciar procreare i migliori non  ha nessun fondamento. Lo sviluppo del trofeo dipende unicamente dalla disponibilità di nutrimento, dal peso corporeo e dalla densità degli effettivi. Densità di caprioli elevate portano a situazioni di concorrenza sociale, con conseguenti perdite di peso, maggior esposizione alle malattie e ai predatori, nonché calo del successo riproduttivo. In pratica si tratta di un meccanismo di autoregolazione. L’influsso della caccia porta dei benefici: una forte pressione venatoria stimola la riproduzione e crea le premesse per avere dei caprioli sani e forti. Se invece la pressione venatoria è limitata, i caprioli rimangono preda delle volpi o altri predatori, di incidenti della circolazione e malattie, invece di essere prelevati dai cacciatori. Nel capriolo sono le premesse legate alla biologia della specie a dettare la pianificazione della caccia, vale a dire che, salvo la femmina con il piccolo (per ragioni etiche), i caprioli non vanno risparmiati. La caccia deve inoltre tener conto della capacità portante dell’habitat monitorando gli eventuali danni alle giovani piante nel bosco: tassi di morsicatura elevati sono un indice di effettivi troppo alti. La caccia contribuisce così al necessario rinnovamento delle foreste. Il relatore ha pure evidenziato l’importanza di una regolazione della popolazione volpina. (da Schweizer Jäger 11/2013 pag. 62). Fa piacere che nostri articoli sulla necessità di aumentare i prelievi di capriolo, sull’inutilità di moratorie e limiti altitudinali concordino con autorevoli pareri di esperti a livello nazionale. (vedi numero di febbraio 2013 de La Caccia: Il capriolo, biologia e gestione, pag. 12, e di aprile 2013 de La Caccia: Determinazione dell’età dei caprioli in base all’usura della tavola dentaria? pagine 11-12). Ma perché continuano a farci spedire mandibole di capriolo a Bellinzona, invece di istruire i guardiacaccia a suddividere grosso modo in giovani, adulti e vecchi in base al trofeo e alla dentatura i caprioli presentati ai posti di controllo??). N.d.R.

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